Sia che vi immergiate nell'Antartico, nel gelido Pacifico del Nordovest degli Stati Uniti o nel vostro lago o bacino locale, la temperatura assume un ruolo di primaria importanza tra le componenti del vostro programma di immersione: qual è la temperatura ambientale in superficie? E quella dell'acqua? Ci sono dei termoclini? A che profondità mi immergerò e per quanto tempo? Che tipo di protezione all'esposizione mi servirà: mi basterà una muta di 6 mm di spessore? In pratica ci si chiede: quanto freddo sentirò durante questa immersione?
Con i vostri piani di immersione state già rispondendo a questa domanda. L'ipotermia può influenzare anche immersioni in ambienti tropicali – per esempio se indossate solamente un costume da bagno o un mutino e rimanete immersi per un lungo periodo di tempo.
Allora, che cos'è esattamente l'ipotermia? Come si previene? Che cosa si può fare una volta che ci si è raffreddati?
L'ipotermia è una condizione di temperatura corporea interna ridotta, definita come temperatura al di sotto di 35°C. L'esposizione al freddo porta alla perdita di calore ad una velocità variabile in base ad alcuni fattori, tra cui:
– l'utilizzo di indumenti protettivi;
– il gradiente di temperatura tra la pelle e l'ambiente esterno;
– la capacità di riscaldamento dell'ambiente (molto maggiore per l'acqua che per l'aria);
– la struttura del corpo (frazioni magre rispetto a quelle grasse e parte di massa in superficie);
– il movimento del vento o dell'acqua.
L'acqua conduce il calore da 20 a 27 volte più velocemente dell'aria. L'esposizione improvvisa all'acqua sotto i 15°C senza protezione termica causa come reazione un ansimare involontario. Ciò può causare inalazione di acqua e aritmie cardiache. In queste situazioni, la reazione di solito prosegue per uno o due minuti, con un respiro estremamente rapido. Quando questo avviene, la persona ipotermica può provare dolore e senso di disorientamento, che può condurre a paura e panico.
La protezione termica di una muta umida, asciutta o altro tipo di muta da sopravvivenza diminuisce notevolmente gli effetti immediati, ma la perdita di calore avviene comunque nel corso del tempo.
Nuotare potrebbe non bastare. La produzione del calore aumenta con l'esercizio o col tremore, ma per individui con poca o nessuna protezione termica, il nuoto aumenta l'area di superficie esposta e la velocità di trasferimento del calore verso l'acqua. In generale, nuotare può contribuire a preservare la temperatura interna in acque con temperatura superiore a 24°C: in acque più fredde, la temperatura interna dei nuotatori senza protezione cala, il che porta all'impossibilità di continuare a nuotare (conosciuta con il nome di 'inabilità natatoria').
Che cosa fare se ci trova in 'acque profonde'?
Le persone che si trovano immerse in acque fredde senza protezione dovrebbero restare ferme, mantenendo una posizione che minimizzi l'area di superficie esposta. (NB: ciò si ottiene molto più facilmente con l'aiuto di un supporto galleggiante). Unendo le ginocchia e avvicinandole al petto – in una posizione che diminuisce la perdita di calore – o nella posizione di “AIUTO” o soccorso – si ottiene una migliore protezione delle aree ad alta perdita di calore come le ascelle, l'inguine, il petto, l'addome e le cosce.
L'ipotermia può inoltre presentarsi anche in aree relativamente calde o persino in acque tropicali come risultato del lento raffreddamento del corpo a causa del trasferimento termico per convezione dell' acqua che sostituisce continuamente le molecole di acqua più calde a contatto con la pelle o nella muta umida con quelle più fredde . Può verificarsi anche in acque calde da 29 a 33°C se non si ha una protezione termica. Per un po' potreste non accorgervi di stare subendo una lenta perdita di calore.
Ai primi segnali è opportuno sospendere l'immersione e risalire.